In Ticino ogni anno vengono assemblati 8 milioni di pezzi e la domanda è in continua crescita. Ma mancano 4000 addetti
LUGANO – In Ticino le aziende associate all’ATIO (l’Associazione Ticinese Industria Orologiera) sono quarantacinque (indotto compreso); duemilanovecento le persone del comparto che contribuiscono al successo numerico produttivo della regione, dove ogni anno si assemblano 8 milioni di orologi per un valore superiore ai 500 milioni di franchi.
Ma anche qui, come nel resto della Svizzera, a fronte di una domanda che è in costante crescita diminuisce la disponibilità di personale altamente qualificato. Le stime, infatti, prevedono che nel 2026 in tutta la Confederazione mancheranno 4mila addetti di alta specializzazione.
Il co-presidente di Atio Alessandro Recalcati: «Difficoltà reale» – «La difficoltà nel reperire figure che abbiano delle competenze tecnico-meccaniche alte è reale – conferma Alessandro Recalcati, co-presidente di ATIO – ma osservo che è una tensione industriale che abbraccia tutti i settori, non solo il nostro. Certo è indubitabile che la difficoltà assume ben altra portata quando, come nel nostro caso, hai una situazione di mercato che da anni, fatta eccezione per il 2008 e gli anni pandemici, è in continua crescita. L’export 2022 per il nostro settore ha fatto registrare cifre da record».
Il personale qualificato da ricercare sulla “piazza” estera: la Lombardia, culla di orologiai e assemblatori – Per aumentare o comunque stare al passo con l’incremento delle forniture servirebbero più orologiai: l’industria li cerca ma sul mercato se ne trovano sempre meno.
«L’area geografica di riferimento per il reperimento delle qualifiche di cui il nostro comparto ha bisogno è la Lombardia – spiega Recalcati – perché in Svizzera non ci sono scuole di specializzazione afferenti alle specificità richieste dalle nostre imprese. Siamo però di fronte a un fatto nuovo – rivela – è cioè che complice una ritrovata floridità economica, in quella regione italiana oggi facciamo fatica a intercettare le professionalità che richiedono i nostri imprenditori. Abbiamo notato – argomenta il co-presidente di ATIO – proprio una certa difficoltà di attrarre a noi specialisti e anche figure come ingegneri o i tecnici gestionali».
Il nuovo accordo fiscale accentuerà le difficoltà di reperimento di addetti specializzati – Una situazione – prevede Recalcati – destinata ad acuirsi con il recente accordo fiscale siglato tra l’Italia e la Svizzera: «Ho il timore che questa sarà la tendenza – ammette Recalcati – beh, del resto, mi sembra che i nostri vicini stiano incentivando non solo i frontalieri ma anche i lavoratori svizzeri a operare nel territorio italiano di confine. Ho letto da qualche parte anche di aiuti sociali che verrebbero assicurati a chi opterà per certe scelte professionali e di vita».
L’aumento di fatturato – Ma intanto, nonostante le difficoltà correnti legate alla carenza di professionalità altamente qualificate, il fatturato cresce e gli orologi made in Swiss che escono dalle fabbriche ticinesi si vendono sempre di più all’estero: a questo contribuisce anche il rafforzamento delle ordinanze previste per fregiarsi della denominazione di origine.
Il rigido protocollo per fregiarsi del “Made in Suisse” – Il co-presidente di ATIO ricorda che «dal 2019 sono richieste condizioni sempre più precise per potere dare all’orologio il titolo di “made in Swiss”, tanto che abbiamo avuto casi di aziende che non potendo intervenire finanziariamente per conformarsi agli standard richiesti hanno abbandonato lo Swissmade». Il protocollo esige chiaramente che almeno il 60% del prodotto sia realizzato nel territorio elvetico.
La componentistica: elementi metallici e quadranti forniti dall’industria ticinese – Dalle fabbriche del Ticino arriva tutta la componentistica necessaria all’assemblaggio: «Dagli elementi metallici ai quadranti – spiega Recalcati – al nostro fabbisogno provvedono le industrie locali».
Lo stop all’import di oro dalla Russia non ha ricadute negative per i produttori ticinesi – Da agosto la Confederazione ha vietato l’import di oro dalla Russia, utilizzato dalle aziende svizzere per i processi di colatura sugli orologi: lo stop all’oro russo non sembra ripercuotersi negativamente sull’industria orologiera ticinese. «La Svizzera – argomenta il co-presidente di ATIO – è un grande raffinatore di oro e non risentirà dello stop alle importazioni. Il divieto non influisce comunque nelle attività dell’imprenditoria di settore ticinese».
tio.ch, 22 febbraio 2023