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MKS e PAMP si fondono, l’obiettivo è più efficienza

La MKS (Switzerland) SA di Ginevra, società di trading di metalli preziosi, e la PAMP SA di Castel San Pietro, attiva nella lavorazione dei metalli preziosi, si fondono per dare vita alla MKS PAMP SA. Marwan Shakarchi è stato nominato CEO della nuova società. Prima aveva ricoperto la posizione di CEO di MKS e di presidente del CDA di PAMP.

Signor Shakarchi, qual è l’attività delle due società che si sono unite e qual é l’obiettivo di questa operazione?

« Si tratta di una fusione fra due aziende di famiglia. MKS possedeva già il 100% di PAMP, e quindi l’azionariato non cambia. Infatti alla fine dello scorso anno MKS possedeva il 91% della PAMP, e il restante 9 % è stato ora acquistato. La PAMP si occupa del lato industriale, ossia della raffinazione dei metalli preziosi, mentre MKS rappresentava il braccio finanziario, concentrandosi sul trading».

Che effetti avrà a livello operativo?

«L’operazione permette una migliore l’allocazione del personale e del capitale, e facilita anche la gestione pratica della società. Infatti, prima la MKS effettuava acquisti dalla PAMP, mentre ora tutto verrà all’interno del gruppo, migliorando l’efficienza. Inoltre per esempio prima avevano due dipartimenti di marketing, con due responsabili, mentre ora tutto potrà essere unificato. Riunendo le attività possiamo servire meglio il cliente».

Quali conseguenze avrà questa operazione sulle vostre attività in Ticino, soprattutto a livello occupazionale?

«Siamo sempre molto impegnati in Ticino, e vogliamo rafforzarci, non ridurre il personale. Noi abbiamo in tutto circa 270 collaboratori di cui 200 nel cantone. Ora alla PAMP siamo al limite e non possiamo aggiungere altro personale. Ma in generale non abbiamo intenzione né di aumentare, né di diminuire il personale. L’operazione ha l’obiettivo di poter lavorare meglio e più efficacemente.

Voi affermate di dare molta importanza al tema della sostenibilità. Cosa intende?

« Per esempio per il nostro gruppo è molto importante controllare la provenienza del metallo prezioso. Acquistiamo l’oro da diverse miniere in tutto il mondo, ma prima di farlo svolgiamo una ricerca molto dettagliata sulla miniera in questione. Abbiamo una applicazione per lo smartphone, con la quale è possibile sapere da dove viene l’oro che i clienti acquistano. I gioiellieri la trovano molto utile ed è molto apprezzata anche dai clienti. Noi possiamo fornire questa informazione già da 7 anni. E la richiesta è aumentata molto negli ultimi 24 mesi, visto che il consumatore è diventato sempre più rigoroso in questo ambito».

Sul fronte interno come agite in ambito di sostenibilità?

«È già dal 1979 che siamo molto impegnati su questo fronte, attraverso i criteri ESG (environment, società e governance). Inoltre nel 2016 abbiamo siglato un accordo con la Confederazione per ridurre le nostre emissioni di CO2, tanto che da quella data al 2020 le abbiamo ridotte del 40%, per esempio ottimizzando l’illuminazione oppure sostituendo macchinari obsoleti con altri più efficienti energeticamente».

A suo avviso come evolverà il mercato dell’oro prossimamente?

«Il primo mercato mondiale è rappresentato dalla Cina, e il secondo dall’India. Ma durante 12 mesi nel corso della pandemia praticamente non hanno importato oro, visto che in Cina c’era il lockdown e i voli aerei erano bloccati, mentre in India erano chiusi i negozi, e non era possibile acquistare oro. Invece ora la domanda di oro fisico da questi due Paesi è diventata molto forte, anche se gli investitori per il momento restano alla finestra. Per noi il livello del prezzo non è molto importante, visto che amiamo di più la volatilità, visto che siamo una società di trading. Ora prevediamo che il prezzo salirà, visto che c’è l’inflazione, e la domanda fisica sta aumentando. Ci vogliono dai tre ai sei mesi perché il mercato finanziario segua quello fisico».

 

Corriere del Ticino, 30.11.2021