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NO a una nuova tassa che colpisce soprattutto i ticinesi

Il 5 giugno prossimo il popolo ticinese si esprimerà sulla modifica della legge sui trasporti pubblici, che introduce la tassa di collegamento. Si tratta di una nuova imposta che ha il chiaro obiettivo di rimpolpare le precarie finanze cantonali, ma colpisce direttamente i lavoratori, consumatori e i residenti ticinesi. L’effetto sul traffico sarà praticamente nullo poiché per molti ticinesi l’utilizzo dell’autovettura per recarsi al lavoro o spostarsi nel tempo libero è l’unica opzione.

I favorevoli alla tassa di collegamento sostengono che l’imposta sarà pagata da circa 200 imprese e al contempo la indicano come soluzione per chiamare alla cassa l’84% dei frontalieri che dispone di un posteggio gratuito presso il datore di lavoro. Le tesi sono in contraddizione ed entrambe inveritiere: dalle indicazioni emerse in Parlamento la nuova imposta colpirà direttamente il cittadino-automobilista ticinese. Gli utenti dei circa 14 mila posteggi per clienti e visitatori sono esclusivamente indigeni, come pure una buona parte dei 62’000 frontalieri contribuirà dunque ai 18 milioni di franchi che il cantone si aspetta da questa nuova tassa.

E’ stata concepita per far quadrare i conti dello Stato e non raggiunge assolutamente gli obiettivi per la quale viene promossa e anzi, rischia di ritardare soluzioni reali per il tema prioritario del traffico in Ticino. La nuova imposta non ridurrà né il numero di utenti della strada, né gli ingorghi, né l’inquinamento. Che questi ultimi non siano i veri obiettivi della tassa lo ammette il cantone stesso che a preventivo ha iscritto 18 milioni di franchi. Se il traffico si riducesse – purtroppo un’illusione sotto tutti gli aspetti – anche i proventi di questa nuova imposta diminuirebbero e con essi le risorse e il finanziamento per il trasporto pubblico. Tuttavia la realtà è un’altra. Infatti, almeno per ora, il ticinese dipende per molte sue attività dalla macchina. Dal momento che questa tassa esenta circa il 90% dei frontalieri, la riduzione del traffico è semplicemente impossibile.

L’imposta, unica in Svizzera, rappresenta un segnale pessimo nei confronti del ticinese, alle prese con premi di casse malati e prezzi degli affitti in crescita costante, ed e estremamente negativa in quanto andrà a pesare ulteriormente sulla già precaria situazione delle imprese e di riflesso anche sui lavoratori, molti dei quali già confrontati con le misure di ottimizzazione dei costi aziendali imposte dalla difficile situazione congiunturale. Anche noi imprese del settore siamo sensibili ai problemi di traffico e vogliamo contribuire a risolverli, ma con strumenti adeguati e condivisi.

Invitiamo pertanto le cittadine e i cittadini ticinesi a votare NO alla modifica della legge sui trasporti pubblici il prossimo 5 giugno.

Oliviero Pesenti, presidente Associazione ticinese industria orologiera (ATIO)